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01 dicembre 2024

S. Messa per la giornata internazionale delle persone con disabilità

"Siamo la Chiesa di Signore. Vogliamo essere tessitori di speranza" Questo il tema della giornata

In occasione della giornata internazionale della persone con disabilità indetta dalle Nazioni Unite, domenica 1 dicembre il nostro Vescovo Pierantonio Tremolada ha celebrato l’Eucaristia in Cattedrale alle ore 10 per valorizzare l’appartenenza di tutti alla Chiesa del Signore ed essere tessitori di speranza. La chiesa era gremita di "persone speciali" e di quanti ogni giorno si prendono cura di loro. Concelebravano diversi sacerdoti tra cui don Domenico Fidanza, responsabile diocesano della pastorale delle persone con disabilità.

 

Come Mamré siamo stati incaricati di preparare un commento di introduzione alla S.Messa, letto dalla nostra vicepresidente:

"In occasione della giornata mondiale delle persone con disabilità, come enti che a vario titolo si prendono cura delle persone in condizione di disabilità e delle loro famiglie, vogliamo porre il nostro tassello di speranza. La nostra speranza sta nel riconoscimento pacificato della fragilità come condizione esistenziale della persona umana. Da chi ha un’autonomia limitata, impariamo il coraggio di riconoscerci bisognosi degli altri per vivere in pienezza. Per questo, porsi al fianco delle persone con disabilità fisica, intellettiva, psichica è un compito che sentiamo come una chiamata alla vita piena e, per questo, carico di fascino e al tempo stesso di responsabilità.
Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci invita a vedere, dietro gli avvenimenti che disorientano, il segno della salvezza che si fa vicina. Ci invita a convertire lo sguardo, a non cedere alle banalizzazioni e alle visioni parziali, ma a desiderare il Regno. 
Anche il servo di Dio don Pierino Ferrari, fondatore della Comunità Mamrè, ci ha insegnato a ribaltare il punto di vista. Diceva: “Se non comprendo le parole di una persona con difficoltà del linguaggio, forse non è lei che si esprime male. Forse sono io che non sono in grado di comprenderla”. Il suo era uno stimolo ad affinare la capacità di porsi in ascolto, anche dei desideri più inarticolati, e a cercare strumenti interpretativi e di intervento perché queste urla trovassero redenzione.
Ci disponiamo con questo animo a celebrare l’Eucaristia che dà inizio al tempo prezioso dell’Avvento, tempo di ascolto, di accoglienza e di dono".

 

Il Vescovo, nella sua profonda omelia, ha parlato di necessità di dare forma alla giustizia mediante una carità calda e intelligente, capace di cogliere il reale bisogno del fratello e di darvi puntuale risposta. Ha inoltre ringraziato le persone con disabilità, perche in modo particolare ricordano e riportano all'esperienza del limite e della fragilità, che tutti noi facciamo.

Riportiamo una breve sintesi dell'omelia 

«Nel Natale il Signore ci viene incontro come Signore del mondo». Con queste parole il vescovo Tremolada ha esordito la sua omelia.

«Il tempo di Avvento» ha detto «è infatti tempo nel quale cogliere la tenerezza del mistero di Dio che viene in mezzo a noi in modo discreto». Questa venuta è il compimento di una promessa: «Verranno giorni in cui realizzerò le promesse di bene». E nell’Antico Testamento, ha spiegato il Vescovo, Dio ha fatto molte promesse, a cominciare da quella fatta da Abramo.

Che cosa promette Dio? Promette che farà germogliare un germoglio giusto.

«Ma davvero» si è chiesto e ha chiesto mons. Tremolada «questa promessa si è realizzata?».

La risposta è data solo se si considerano i due momenti della venuta di Gesù: in un primo momento, Gesù è venuto a Betlemme e continua a venire nella storia. «La storia è fatta di luce e di tenebre, ma già ci sono germi di bene. […] La giustizia di Dio già opera attraverso la coscienza delle persone, attraverso la loro libertà, perché il Signore Dio non fa violenza. Per questo, la giustizia di Dio non la vediamo attuata da tutti». Il secondo momento della venuta del Cristo, noi ancora non lo vediamo. Ma, allora, e solo allora «tutto ciò che si oppone alla venuta di Gesù sarà vinto».

«Intanto, noi siamo in cammino». 

La giustizia («che il mondo e gli uomini siano come Dio vuole che siano, come è giusto che siano»), non è ancora il fine ultimo della Promessa. Crescere, come ben esprime Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi, è «sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti» (1Ts 4,12). «La forma della giustizia, la sua concretizzazione tangibile, è un amore tenero, costante, tenace. L’amore non è teorico, l’amore prende la forma del bisogno».

A partire dal bisogno, dal limite che caratterizza la condizione umana, il Vescovo ha poi aperto la sua riflessione al mondo della disabilità. Le persone con disabilità hanno il compito di:

  • testimoniare che «la fortuna più grande è di poter contare su qualcuno che si fa vicino», di
  • «impedirci di dimenticare che occorre vivere secondo giustizia, accettando liberamente la regola di vivere secondo l’amore» 
  • ricordarci che «c’è bisogno di intelligenza quando si amano le persone, per capire davvero qual è il bisogno reale, autentico dell’altro».

Tornando alla tenerezza, concetto con il quale ha aperto la sua meditazione, mons. Tremolada ha voluto sottolineare che Dio si è fatto bambino, fragilissimo e ha così voluto racchiudere «l’onnipotenza nella tenerezza».